Anna Lavatelli
14 gennaio 2012 di Redazione
Anna Lavatelli

Il 17 gennaio è arrivato in libreria il nuovo romanzo di Anna Lavatelli, un’autrice prolifica e con una scrittura che sa affrontare temi e generi diversi con grande maestria e perizia. Non chiamatela Crudelia Demon (Piemme, 8,00 €) racconta l’intrecciarsi di due esperienze: quella della giovane e annoiata Katia, alle prese con le inquietudini dell’adolescenza e della propria identità, e quella di Olga Mautino, un’anziana signora che  dietro il carattere burbero e apparentemente scostante nasconde un passato doloroso. Il confronto tra due figure così distanti fa sprizzare scintilla ma apre anche a pagine di grande intensità che pur col leggerezza riescono a raccontare una ferita della storia.

Come nasce Non chiamatela Crudelia Demon, e l’idea di raccontare ai ragazzi di oggi la deportazione nei gulag?

‘Crudelia’ nasce da lontano, e il ‘tema’ dei gulag è venuto molto dopo. Tutte le volte che, nel corso della mia vita, mi è giunta notizia di violente repressioni della libertà (la  Cambogia dei Khmer Rossi, il Cile di Pinochet, il Sud Africa di Botha, Santo Domingo ai tempi di Trujillo… ecc. ecc.) ho pensato a quanto sia manchevole il nostro tributo a queste tragedie umane, sovente passate sotto silenzio. Il problema è la visione eurocentrica che abbiamo del mondo, ma anche la lettura ideologica o politica delle violazioni dei diritti umani, che discrimina  tra vincitori e vinti (nei conflitti bellici), tra regimi di destra e di sinistra, tra primo e terzo mondo, tra etnia ed etnia. Poi un giorno ho letto ‘Sefarad’ di Muñoz Molina, il primo scrittore che ha provato a mettere insieme il museo degli orrori della  storia moderna europea, senza fare né processi né sconti a nessuno, semplicemente raccontando  fatti veri di gente qualunque, con la sua trascinante prosa letteraria. Questo dar voce a chi voce non aveva mai avuto poteva essere anche il mio modo di intervenire sul tema della disparità di riconoscimento (e di spazio informativo) tra i crimini contro l’umanità. A questo punto mi è venuta incontro una mostra (a Novara, nella mia città) dedicata ai gulag staliniani. La ‘pulizia politica ‘ delle Grandi Purghe eliminò (accertati) dieci milioni di persone, tra cui ragazzi e bambini, ma c’è chi assicura che si tratta di un conteggio per difetto. Tra di loro c’erano anche degli italiani, fuggiti in Unione Sovietica per sfuggire al fascismo. C’è un destino più tragico e beffardo di questo? Dante, consapevole di ciòi, mette infatti  nella parte più profonda dell’Inferno i traditori di chi si fida. Ecco, da questo insieme di riflessioni, e molto altro ancora , è nato il romanzo. Perché dei gulag si sa ancora troppo poco. Perché i giovani devono sapere che l’ingiustizia e la brutalità non hanno un colore politico. Che la democrazia, per quanto fragile, zoppicante e difettosa è sempre e comunque ‘il male minore’ (Winston Churchill). Il motivo per cui la storia è ambientata a Torino, qui ed ora, è dovuto al fatto che io non avevo intenzione di scrivere una biografia, un romanzo ‘storico’ o di denuncia. Le pagine dedicate alla storia di Olga, difatti, occupano solo una parte  minore (anche se di altissimo impatto emotivo).

Il romanzo accende le luci anche su un altro tema molto importante, il pregiudizio. Un tema molto vivo oggi. Come sei riuscita a rendere fresco, piacevole e avvincente un romanzo che affronta due temi certo non facili?


Io volevo incrociare due vite: quella di Olga, l’anziana sopravvissuta al Gulag e fortunosamente ritornata nella terra di suo padre, e quella di Katia, una quindicenne in piena crisi adolescenziale. Olga ha alle spalle una tragedia senza pari, Katia, per quel poco che sa della vita, non è per niente soddisfatta di quello che vede intorno a sé, e nemmeno di quello che vede dentro di sé. Questi due personaggi  sentono entrambi la ‘scomodità’ del loro esistere, in mezzo a tanta gente che non si mette mai in discussione ed è sempre pronta a giudicare gli altri. Non è stato difficile, mettendo due caratteri così a confronto, far venir fuori in modo vivo e naturale certe situazioni che tutti sperimentiamo.

I personaggi di Katia e di Olga, come sono nati e sono cresciuti nella tua immaginazione?

Olga e Katia sono ‘cresciute’ mentre scrivevo. Un meccanismo che è difficile da spiegare, perché sono le situazioni in cui l’autore getta volutamente  i suoi  protagonisti  e che generano poi la loro personalità, formandola poco a poco. All’inizio io sapevo solo che Olga voleva poter testimoniare la sua storia, ma non aveva ancora deciso quando, come e con chi.  E che lo scontento di Katia, il fastidio che provava per la banalità della sua vita quotidiana, nasceva dalla segreta speranza (che abbiamo tutti) che il destino le potesse offrire prima o poi una opportunità per stare meglio con se stessa e con gli altri.

Scrivere per gli adolescenti oggi: quali caratteristiche deve avere la scrittura e la narrazione a tuo avviso?

Ogni  scrittore sceglie la sua strada e tutte le strade sono buone se c’è una storia da raccontare. In questo caso, per esempio, il cuore narrativo non era tanto l’orrore dei gulag quanto piuttosto l’incontro tra due persone, o meglio,  tra due mondi. Aprire uno squarcio sugli anni terribili dello stalinismo è un conto, far entrare il vissuto di un testimone come Olga  nella vita quotidiana di una ragazza come Katia, è un’ altra faccenda.  Ho pensato che per me ( che scrivo per ragazzi e non ha storie personali così tragiche alle spalle) era più importante raccontare l’incontro del passato con il presente. Trovare una strada narrativa credibile (cioè onesta, non ideologica né didattica)  in cui viene offerta una  testimonianza che riesce ad essere  fonte di cambiamenti per chi ascolta. E i cambiamenti, ho pensato, non dovevano essere ‘tematicamente’ legati alle vicende di Olga, perché questo sarebbe stato falso, stupido e banale. Io spero che i miei lettori apprezzino soprattutto questo, nella mia scrittura: la volontà di raccontare i comportamenti delle persone in forme non ingannevoli e la vita così com’è.

Per l’uscita del libro sono previste presentazioni o incontri?

La prima presentazione  del libro si farà a Cameri, nel mio paese, lunedì 16 gennaio, per le classi medie di Cameri e di Galliate.

A cura di Laura Ogna

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