Annalisa Strada
1 marzo 2008 di Redazione
Annalisa Strada

ANNALISA STRADA E’ nata ad Adro, in provincia di Brescia (13 maggio del 1969), la sua vita lavorativa ruota attorno ai libri, alle parole e alle storie. Per vari editori ha prodotto testi e manuali, alcuni sulle tradizioni popolari, altri per i lettori più piccoli. Per bambini e ragazzi ha pubblicato testi di lettura per le scuole medie e storie per i più piccoli. Tra gli altri “Tutti in scena!” (Bruno Mondadori), “Una nonna da educare” e “Oggetti smarriti” (Loffredo), “Cinque contro tutti” (Simone Libri), “Enrica la Formica senza sedere” (Ape Junior), “Chi ride in giardino?” (Arka Edizioni), “Come nasce la casa” (Panini Ragazzi), “Il condominio” (Hablò Edizioni) e “Le tre caramelle” (Hablò Edizioni). Nel 2007 è stata presentata alla Fiera del Libro di Bologna la nuova collana “Sentimenti a colori” per bambini dai 7 anni con testi a cura di Annalisa Strada. I primi titoli usciti sono: “Come sono contento” sulla soddisfazione (colore giallo), “E’ mio! Lo voglio!” sull’avidità (viola), “Quanto la invidio!” sull’invidia (verde). Ora la collana si è ulteriormente arricchita con molte novità, alcune scritte sempre da Annalisa.

Come nascono le tue storie?

Le mie storie nascono come i lampi d’estate: per contrasto tra forze opposte. A volte scaturiscono dall’attrito tra la necessità di muoversi e il desiderio di rimanere in poltrona ad oziare, altre volte dal conflitto tra il desiderio di evadere e una situazione statica. Non a caso, forse, alcune delle mie idee più divertenti sono nate mentre ero in auto, ferma in coda, oppure mentre stiravo camicie.

A quale libro sei più legata tra quelli pubblicati?

Sono legatissima a tutti, ognuno per motivi diversi. Sono come le dita delle mani: sono tutte diverse ma non puoi che considerarle nel loro insieme.

Come è nato il libro “Tutti in scena!”?

Dal mio sovrumano disordine, dalla passione di mio marito per l’animazione teatrale e dall’infatuazione di mia figlia per i tre porcellini. Questi tre elementi insieme sono alla base del testo. Questa era la miscela, almeno. Il comburente è stato il desiderio di fermarmi un attimo per fare qualcosa che desideravo fare da tempo: tralasciare un attimo i testi su commissione per scrivere un libro per bambini, che era un mio desiderio da tempo.

Hai delle storie nel cassetto che speri presto vengano pubblicate?

C’è una storia che se ne sta lì e non ne esce: è già quasi fatta, ma non trova né la sua forma definitiva né il suo esito più felice. Sembra affezionata al fondo del cassetto. Forse ci si trova bene perché parla di una popolazione che vive in un posto che con un cassetto a molti punti in comune. Spero che prima o poi ne esca e trovi un’altra storia pronta a rimpiazzarla.

Quando e perché hai iniziato a scrivere?

Se per scrivere si intende “inventare storie” e metterle nero su bianco, allora ho iniziato ufficialmente a sette anni. Avevo disegnato un gatto davanti a una finestra. Mentre coloravo uno dei due vetri, si ruppe la mina della matita azzurra. Così, l’altra metà la finii con il pennarello blu. Per giustificare la cosa alla maestra dissi che no, non era un errore. Era un gatto che viveva a metà del mondo, al confine tra la notte e il giorno. Quando tornai a casa da scuola e lo raccontai a mio padre, mi disse che avevo inventato una storia. A me, allora, sembrava solo una bugia ben riuscita.

E’ stata casuale o voluta la scelta di avere dei bambini come lettori?

Fortemente volontaria. Ho sempre pensato a storie per i piccolissimi, i piccoli, i quasi-piccoli, i non-più-piccoli. Non saprei dire perché, ma non ho mai pensato alla possibilità di lettori “grandi”.

Da bambina che lettrice eri?

Vorace, insaziabile, decisamente ingorda. Anche precoce. Poi, da grande, ho cominciato a leggere i libri per bambini… e non sono ancora riuscita a smettere.

A casa con i tuoi bambini c’è sempre stato un momento dedicato alla fiaba?

Mia figlia ha iniziato ad ascoltare storie con le prime poppate. Le storie raccontate, ascoltate e poi lette sono state una costante della sua vita. Adesso che è alla soglia degli undici anni i libri sono un must delle nostre serate, il limite tra la sera e la notte. Spero possa non perdere il piacere di sfogliare un libro.

Come è nata l’idea della collana “Sentimenti a colori”?

L’idea è nata chiacchierando con Lodovica Cima nel parco del Castello di Belgioso, durante la fiera di un paio di anni fa. Combinare la complessità dei sentimenti all’immediatezza dei colori ci è sembrato un modo adeguato di accedere a una sfera delicata e determinata come quella dell’emotività e dell’affettività.

Quanto è importante oggi educare all’affettività?

Io credo che più che educare all’affettività si debba far prendere consapevolezza della presenza costante e determinante dei sentimenti nella nostra vita. Bisogna perdere il pudore di parlare apertamente dei sentimenti perché solo affrontandoli senza maschere se ne possono preservare l’integrità, la vitalità e la delicatezza.

Quali sono gli ultimi libri che hai pubblicato?

Premetto che io sono una che fa fatica a tenere le dita lontane dalla tastiera. Per Bologna sono usciti due nuovi titoli per la collana I Sentimenti a Colori: “Guarda che faccia!” (dedicato all’allegria) e “La ladra di colori” (dedicato alla noia). Per Il Segno dei Gabrielli, per la collana “Raccontami una storia” è uscito “Un ragno non è una mosca” (dedicato all’identità di specie e alla consapevolezza del proprio ruolo: è un libro ironico, un po’ graffiante) per lettori dai 9 anni. Per un marchio Logos, “64 teen” sono usciti “Il Diario delle Menzogne” e “Terra di Sabbia – Missione Acqua”, entrambi per lettori over 11.

A cura di Laura Ogna

marzo 2008

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2 Commenti  
Patty ha scritto:
22 agosto 2010 alle 23:40

Salve,
mi chiamo Patty, sono di Cuneo e faccio dei laboratori di alfabetizzazione emotiva con i bambini, cosa che mi appassiona ed entusiasma. Per questo ho letto molti libri della collana sentimenti a colori trovandoli veramente belli. Ho raccolto molti disegni e alcune storie. Sarei interessata a ricevere la vostra newsletter. Grazie.Patty

ALESSANDRO GROSSO ha scritto:
13 settembre 2019 alle 16:27

Gentile Professoressa,
le scrivo per farle i miei complimenti riguardo al suo libro del 2016 “Io, Emanuela” sulla storia di Emanuela Loi.
Mi ha molto commosso per il suo stile di scrittura e di lettura oltre al racconto in sé di Emanuela che conoscevo già, perché il libro è stato scritto per la comprensione dei ragazzi di scuola nonostante la brutalità e la fine dolorosa della vicenda.
Cari saluti.
Alessandro Grosso

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